Cosa sono gli evacuatori di fumo e calore?
Gli evacuatori di fumo e calore sono dei presidi antincendio che si attivano in caso di emergenza, per favorire l’uscita del fumo, dei gas e del calore prodotti dalla combustione.
Possono attivarsi da remoto tramite un comando manuale o automaticamente, grazie ad un segnale di allarme incendio.
Il comando manuale deve permettere anche la richiusura di una parte delle aperture, al fine di direzionare l’incendio. È fondamentale che gli elementi di comando siano installati in posizioni visibili, sicure e facilmente accessibili.
Funzioni del sistema per l’evacuazione di fumo e calore
- mantenere a pavimento uno strato di aria libero dal fumo, permettendo alle persone che si trovano all’interno dell’edificio di uscire, seguendo le vie di fuga;
- garantire la stabilità delle strutture portanti, per un periodo di tempo dichiarato;
- far intervenire con meno difficoltà i soccorsi;
- limitare gli effetti dell’incendio, ritardandone la propagazione;
- limitare i danni all’ambiente circostante e agli stessi edifici;
- evitare l’effetto “flash over”, ovvero “la fase dello sviluppo di un incendio al chiuso nel quale tutte le superfici esposte raggiungono la temperatura di accensione più o meno contemporaneamente e il fuoco si propaga rapidamente”.
Sono normati dalla UNI 9494 del 2017, che ne stabilisce i criteri di progettazione e installazione. Inoltre, la normativa identifica due tipologie principali: i Sistemi di Evacuazione Naturale di Fumo e Calore (SENFC) e Sistemi di Evacuazione Forzata di Fumo e Calore (SEFFC)
Sistemi di Evacuazione Naturale di Fumo e Calore (SENFC)
Questi sistemi ottengono la fuoriuscita di fumo e calore grazie a particolari aperture, come finestre e lucernari, che devono garantire i seguenti requisiti minimi di funzionalità:
- consentire lo smaltimento dei fumi verso l’esterno dell’ambiente;
- essere protetti da ostruzioni accidentali durante l’attività;
- consentire lo smaltimento dei fumi da tutti i locali dell’ambiente;
- evitare che il fumo smaltito interferisca con le vie di esodo e/o si propaghi insieme all’incendio verso altri ambienti, piani e/o compartimenti;
- consentire la loro gestione nel piano di emergenza.
Il SENFC deve ricomprendere nel suo progetto anche delle aperture di ingresso dell’aria, posizionate nella parte bassa delle pareti perimetrali dell’ambiente da proteggere. In mancanza degli sfiati d’aria si creerebbe un bilanciamento di pressione che favorirebbe la propagazione del fumo.
La norma UNI 9494 – parte 1, che tratta i SENFC, si applica agli edifici con una superficie minima di 600 mq con altezza minima di 3m nel caso di edifici monopiano, ultimo piano di edifici multipiano, piano intermedio di edifici multipiano collegabile alla copertura. Ci sono due tipi di SENFC:
- da copertura: si intende un elemento che copre. Può essere piano o inclinato, posto sul tetto di un edificio. Possono essere di diverso tipo ed è obbligatoria la presenza di paravento o simili, in quanto le forti correnti d’aria potrebbero rendere impossibile la fuoriuscita del fumo.
- da parete: sono evacuatori posti in verticale, normalmente sono installati quando risulta impossibile utilizzare il tetto, o per ottimizzare delle aperture già esistenti. Devono essere previsti in numero doppio rispetto a quelli in copertura, perché deve essere garantita solo l’apertura degli evacuatori posti sotto vento in caso di emergenza, altrimenti risulterebbero controproducenti.
Sistemi di Evacuazione Forzata di Fumo e Calore (SEFFC)
La norma 9494 – parte 2, che tratta i sistemi di evacuazione forzata di fumo e calore, si applica agli edifici con una superficie minima di 600 mq, con altezza almeno di 3m e contiene procedure per il calcolo delle altezze libere da fumo. Tale norma si riferisce agli ambienti a rischio di esplosione, corridoi e corridoi con scale.
Tra i SEFFC troviamo:
- i ventilatori;
- i condotti;
- le prese d’aria;
- le barriere al fumo, che possono essere una parte della struttura, fisse o mobili.
Manutenzione
La manutenzione viene trattata nella norma UNI 9494 parte 3. Gli interventi minimi comprendono:
- controllo dei dispositivi di smaltimento (prove di apertura, pulizia, integrità);
- manovra manuale e controllo dei componenti dell’azionamento;
- controllo di: linee di collegamento (elettriche o pneumatiche), alimentazioni centralizzate, quadro di comando e controllo, pulsanti di attivazione;
- controllo funzionale dell’intero sistema.
La norma descrive le procedure di controllo iniziale, sorveglianza, controllo periodico, manutenzione ordinaria e straordinaria. Tutte le operazioni di manutenzione necessarie per verificare l’efficacia del SEFC devono essere effettuate avendo preventivamente avvisato il personale presente nell’edificio, evitando di creare inutili situazioni di pericolo.
Inoltre, la normativa indica che il responsabile del sistema deve provvedere alla continua vigilanza del sistema, deve predisporre il programma valutando eventuali attività di controllo extra e deve scegliere a chi affidare la manutenzione.
Controllo inziale
Il controllo iniziale deve essere effettuato in occasione della presa in carico di un sistema nuovo, già esistente o a seguito di eventuali modifiche. Questa operazione deve essere svolta simulando le normali condizioni di operatività dei sistemi.
Nel caso in cui il sistema sia ancora in fase di cantiere, bisogna controllare che non sussistano condizioni tali da modificarne il corretto funzionamento e che non sia condizionato da oggetti provvisori, materiali o dispositivi in grado di comprometterne l’efficacia.
Il controllo iniziale si divide in due fasi:
- un controllo preliminare, che consiste nella verifica documentale e visiva del sistema;
- un controllo funzionale dell’intero sistema e dei singoli componenti, per verificare che corrisponda con quanto dichiarato nei progetti.
Prima e dopo il controllo, è fondamentale verificare lo stato di pulizia degli apparecchi. Il controllo iniziale è utile anche per assicurarsi che le segnalazioni attivate dal sistema, non creino situazioni di pericolo tra gli occupanti dell’edificio, o danni ad oggetti.
Sorveglianza
La sorveglianza è effettuata dal personale incaricato, normalmente presente nelle aree in cui è installato il SEFC. Questa procedura deve essere svolta secondo il piano di sorveglianza, ideato dal responsabile del sistema, durante le condizioni di normalità.
Consiste in un controllo visivo di tutte le componenti, allo scopo di constatare eventuali anomali o oggetti che potrebbero comprometterne l’efficacia in caso attivazione.
Controllo periodico
Il controllo periodico è di competenza del personale qualificato e ha cadenza almeno semestrale, tenendo conto del piano di sorveglianza programmato dal responsabile del sistema. Anche questa operazione deve essere attuata durante le normali condizioni di esistenza del sistema di evacuazione di fumo e calore.
Il controllo periodico ha l’obiettivo di appurare che il SEFC sia pronto ad intervenire in modo efficace così come dichiarato nella documentazione del progetto, che non ci siano eventuali segni di corrosioni, spaccature, cedimenti o sporco, che non ci siano segni di degrado e che non siano presenti oggetti/materiali che potrebbero compromettere l’efficacia del SEFC.
Manutenzione ordinaria e straordinaria
La prima è da fare secondo le istruzioni del manuale del sistema e/o dei componenti del sistema e/o per il ripristino di piccole anomalie, mentre quella straordinaria si rende necessaria a seguito di anomalie o guasti importanti. La manutenzione deve essere effettuata da personale qualificato, con attrezzatura idonea.
Infine, secondo la norma 9494, tutte le operazioni eseguite sull’impianto devono essere registrate.
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